Reflusso gastroesofageo

Sempre più frequente (in particolare tra il 2 e 6 mese) e di grande impatto nella gestione del neonato per le molteplici manifestazioni cliniche, il reflusso gastroesofageo consiste nel rigurgito di una quantità più o meno consistente di latte causato principalmente da un’incontinenza dello sfintere esofagico inferiore.

A questa condizione si associano numerosi altri fattori (disturbi a carico del tratto cervicale e toracico, tensioni ai danni del diaframma, irritazione delle componenti neurologiche che inviano informazioni all’apparato gastroenterico, deficit di suzione, alterazioni del microbiota intestinale) che contribuiscono a peggiorare la sintomatologia e che richiedono un approccio attento, globale, volto a considerare tutti gli elementi in gioco.

Distinguiamo due tipi di reflusso:

  • reflusso fisiologico: normale e transitorio, in presenza del quale il bambino non manifesta sintomi se non il rigurgito, si alimenta con piacere e prende peso
  • reflusso patologico: caratterizzato da numerosi segni e sintomi che rendono la gestione della quotidianità difficoltosa e snervante. Tra questi i principali sono il rigurgito accompagnato dal pianto, il rifiuto del cibo o la ricerca del cibo seguita da estensioni indispettite del capo e del tronco, dolore a livello dello stomaco, singhiozzo, bolle e masticamento della lingua, tosse, rantoli, affezioni delle vie respiratorie superiori, fastidio alla gola, sapore e odore aspro in bocca.

Gestire il reflusso nel neonato non è mai semplice: è fastidioso per il piccolo, altera gli equilibri in casa, genera ansia e preoccupazione in mamma e papà.

La sua natura multifattoriale, elemento che potrebbe giocare a sfavore, risulta, invece, un aspetto su cui puntare, dal momento che lavorando su più cause si possono ottenere maggiori risultati, che possono portare da una più semplice gestione del disturbo fino alla completa risoluzione dello stesso.

Ecco che risulta, quindi, utile e determinante l’approccio con specifiche tecniche manuali a carico del distretto cranio cervico dorsale, del maxillo facciale e lungo il decorso dell’apparato gastroenterico, l’integrazione probiotica e/o la terapia farmacologica specifica, l’utilizzo di strategie mirate nel corso dell’allattamento, nel posizionamento del bambino, nelle attività da proporre nella quotidianità.

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